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La prosa è affabulante, si pone nella quotidianità, si accende di gioco e di serietà, tra molteplici echi culturali e suggestioni di parole lontane e moderne(talvolta qualcuna audace, ma non nel modo più esplicito). La qualcosa è la sua ragione di vita, in una totalità dell'essere che le rimarrà nel futuro, come lei stessa afferma. Non di rado il ritmo della memoria sconfina con evanescenza nella poesia, la sua sempre giovane vitalità. Ciò che sorprende è la capacità di alternare e intrecciare pensieri gioiosi, ironici, a profonde riflessioni sulla vita e sulla società con una consequenzialità e fluidità, che rendono il tutto semplice, naturale, e invitano a non interrompere la lettura, che coinvolge e rende partecipi. Si sente non solo la mano di chi a scuola ha appreso e poi da docente ha trasmesso il concetto di armonia (la "divina armonia" di De Sanctis), ma anche e soprattutto, nell'abbandono al ricordo, divenuto mitico, la presenza continua della fanciulla, immersa in quelli che per lei furono anni magici. E rimane fanciulla per dono d'amore.