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"Entrare per la prima volta in un Centro d'accoglienza straordinaria è spaesante e, in qualche modo, spaventoso. Aprendo la porta d'ingresso, infatti, si vedono tantissime persone, tanti volti sconosciuti che parlano contemporaneamente in lingue diverse e si è circondati da urla, corse, vestiti, scarpe e carte, carte ovunque...". La partenza, il viaggio, la fortuna di arrivare vivi, l'accoglienza, il futuro. Daniel, un ragazzo nigeriano, è la voce narrante di un testo che vuole aiutare a comprendere meglio i tragitti fisici percorsi da chi vuole richiedere asilo politico in Europa e quelli simbolici che si compiono affrontando gli ostacoli che la vita pone sul cammino di ogni individuo, aiutando ciascuno di noi a mettersi nei panni dell'altro. Daniel racconta sia la sua vicenda personale che quella di altri ragazzi che hanno vissuto con lui in un Centro d'accoglienza straordinaria italiano. Il senso di solitudine di chi sa che non potrà mai più vedere la sua famiglia, il razzismo, lo sfruttamento nei campi, la paura di deludere chi contava sulla sua partenza per continuare a vivere sono i sentimenti ricorrenti di ognuno di loro. "Non posso permettermi di fallire", si ripetono le migliaia di giovani che ogni anno cercano di entrare nella Fortezza Europa. In molti purtroppo muoiono. Alcuni ce la fanno. Ecco come.