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In un mondo che celebra i vincitori e relega all'angolo i perdenti, l'autore si chiede che valore possa avere la sconfitta. Eddy Merckx al Tour de France del '75 gareggia per superare la cinquina di Jacques Anquetil. Partenza da Charleroi con prologo a cronometro. A rovinargli la festa è un giovane Francesco Moser. Un duello che va avanti per tutta la prima settimana. Merckx riconquista la maglia gialla. Sul Puy deDome, Bernard Thevenetlo attacca, lui risponde ma a 200 metri dalla vetta un pazzo lo colpisce con un pugno al fegato.Eddy soffre, ma resiste e limita il passivo. Pensa di risolvere la questione sulle Alpi: sebbene imbottito di antidolorifici, scatta sulla penultima salita e si fionda in discesa dalCol d'Allos.Ha le mani sul sesto Tour. C'è un'ultima belva da ammansire, l'ascesa che porta all'arrivo di Pra Loup. È proprio su quelle rampe che il cannibale diventa agnello sacrificale. Sente l'odore della sconfitta, sino a quel giorno sconosciuta. Thevenet gli sfila quella maglia gialla per tanti giorni sua. Tra i francesi che celebrano la Presa della Bastiglia e la fine della tirannide, il Tour di Eddy Merckx si trasforma in un incubo.