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Un racconto ricco di intrighi e di suspense nel teatro delle guerre del XX secolo, vissuto con l'occhio di un ingegnere. Eja, Eja, alalà, è il grido di guerra degli Arditi durante la Prima Guerra Mondiale, adottato da Gabriele D'annunzio quale incitazione dei suoi legionari durante l'occupazione di Fiume. Marcello, giovane Generale nella Grande Guerra, ora riservista, è attivo nel campo della ingegneria industriale, pur rimanendo agente dei servizi segreti italiani. Amico di Gabriele D'Annunzio e di Benito Mussolini, con i quali partecipa agli eventi del primo dopoguerra, è in prima linea nella Marcia su Roma che darà al Duce il governo dittatoriale dell'Italia fascista. Durante il ventennio, Marcello è protagonista della storia italiana, e come uomo fidato di Mussolini lo accompagna negli incontri con Hitler. Per i suoi meriti diventa Console a Monaco di Baviera con lo scopo di debellare le infiltrazioni mafiose in Germania. Scoppiata la seconda guerra mondiale, consiglia il Duce sulle decisioni da prendere, ma non sempre viene ascoltato, soprattutto nell'inutile e disastrosa occupazione della Grecia. Marcello partecipa alla Campagna d'Africa, dove suo figlio Paolo è medico militare, e infine, con la mobilitazione generale, viene richiamato in servizio attivo per il fronte russo, dove però lo attendeva una tremenda disfatta. Riuscito a fuggire dalla morte e dalla prigionia russa, viene accolto da una contadina sovietica in una fattoria dove rimane nascosto per due anni con un passaporto russo acquistato a borsa nera. Giocoforza venne richiamato nell'esercito russo per combattere contro i suoi ex alleati. Rientrato in Italia, dopo l'8 settembre fa parte della Repubblica di Salò assistendo alla capitolazione della Germania e alla liberazione alleata dell'Italia. È eletto deputato e vive come protagonista della vita industriale vivendo la ricostruzione e il miracolo economico degli anni '50 e '60. Muore a 85 anni il giorno della laurea in ingegneria del suo nipote prediletto Marcello Felice.