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"Go Max go" è la biografia romanzata del sassofonista Massimo Urbani, il "Charlie Parker" del jazz italiano, scomparso, come il suo maestro, a soli 36 anni per overdose. Intorno all'esistenza di questo enfant prodige si ricompone un affresco storico del fermento musicale di quegli anni in Italia, si racconta l'intreccio dell'avanguardia jazz con le vicende politiche e culturali degli anni Settanta e l'evoluzione di questo genere nel nostro Paese, fino agli inizi degli anni Novanta. Urbani, isolato negli ultimi anni della sua vita a causa della sua tossicodipendenza, è il ritratto dell'artista che brucia le tappe e dissipa le proprie energie sotto la suggestione di una possessione fisica e spirituale, intensa, dove il medium della musica non è soltanto percezione, ma anche oscuro presentimento della propria breve apparizione nel mondo. Nella narrazione si inseriscono le figure di alcuni tra i più importanti protagonisti del panorama jazzistico che hanno lavorato con Massimo Urbani e che con lui sono cresciuti: tra questi Enrico Rava, Paolo Fresu, Roberto Gatto, Enrico Pieranunzi, senza dimenticare i mostri sacri del jazz d'oltre oceano che compresero la grandezza di Urbani.