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Il volume presenta al lettore italiano due saggi del filosofo tedesco Ernst Cassirer su Rousseau e Kant, le figure più eterodosse della cultura illuministica dell'Europa del XVIII secolo. I saggi - Kant e Rousseau e Goethe e la filosofia kantiana - furono scritti negli anni dell'emigrazione dalla Germania nazista, e apparvero postumi negli Stati Uniti nel 1945 in traduzione inglese, per poi essere pubblicati nell'originale tedesco soltanto nel 1991. L'intento dell'autore è quello di restituire l'essenza cosmopolita dell'Illuminismo e la sua originaria vocazione antidogmatica, in aperto contrasto con lo stereotipo positivo dei Lumi. Cassirer costruisce e mette a confronto le immagini viventi di Rousseau e Kant, immagini per l'avvenire, e per tracciarle si avvale di un gioco di specchi: Rousseau è visto attraverso gli occhi di Kant, un contemporaneo che «a distanza» seppe mettere a fuoco l'immagine di Rousseau; Kant, a sua volta, è visto attraverso gli occhi di Goethe, che «da vicino» intuì l'immagine di Kant in una dissolvenza. Così, l'immagine di Rousseau non è più quella dell'uomo solitario, del visionario, vagheggiata dalla cerchia dei salotti parigini, ma piuttosto quella del temperamento melanconico, del sostenitore della dignità della natura umana, dell'entusiasta della pura idea del diritto. Analogamente, l'immagine di Kant è quella del pensatore dell'arte e della natura come mondi illimitati, le cui produzioni esistono le une per le altre. Le due figure sono così accomunate da una concezione dell'idea non separata dall'esperienza, e da una visione dell'etica intesa non come regno dei fini, ma come sentimento della volontà.