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"A Palmi di Calabria, Letterio Di Francia ha trascritto una raccolta di fiabe che ha i riscontr ipiù ricchi e precisi che si siano mai fatti in Italia". Così Italo Calvino annunciava, nella Introduzione alle sue Fiabe italiane (1956), la scoperta di uno dei repertori più significativi della nostra tradizione fiabesca, mettendone in rilievo "l'immaginazione carica e colorata", tanto da poterlo comparare a pieno titolo con gli altri grandi contenitori "regionali" di fiabe. Pubblicata per la prima volta nel 1929, l'opera di Di Francia comprende 61 fiabe, raccolte per lo più "dalla viva voce di fanciulle e di donne del popolo, analfabete la maggior parte, e trascritte in dialetto calabrese". Di Francia non esitava ad attribuire a quelle raccontatrici "compiutezza e garbo di esposizione, delicatezza di sentimenti, finezza di osservazioni psicologiche, vivacità ed arguzia". Si tratta di fiabe di estremo interesse, tanto per i rimandi alla secolare tradizione orale e letteraria, quanto per l'originalità dei temi in esse rappresentati.