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La storia come critica del presente. In questa espressione che Piero Bevilacqua ha posto al centro di una lunga, intensissima, pratica di studio e di lavoro, si compendia un modo di intendere il mestiere dello storico. Un modo non neutrale: un modo che sa coniugare il rigore della ricerca - vale a dire l'attitudine critica, lo scrupoloso riscontro delle fonti, l'onestà intellettuale e la distanza da ogni partito preso - con la tensione civile, con la domanda di senso, legandoli alle pulsioni, ai drammi, alle responsabilità del proprio tempo. "La storia per Bevilacqua - osservano Leandra D'Antone e Marta Petrusewicz nella loro introduzione - è sapere che si rigenera costantemente; è coscienza critica del presente, consapevolezza del passato, immaginazione del futuro; è fertile lezione trasmessa ininterrottamente dalla generazione più anziana a quella più giovane". Accanto a Piero Bevilacqua, talvolta attorno a lui, questa attitudine intellettuale ha visto e vede aggregarsi persone diverse: amici, colleghi, compagni, tutti accomunati dalla passione per lo studio e dall'impegno civile. È così che gli argomenti affrontati da Bevilacqua, nelle differenti stagioni del suo impegno, sono diventati di volta in volta discussioni, seminari, convegni, libri, riviste.