Tab Article
Bruno non è un eroe e non cerca la guerra. Eppure Bruno dalla guerra non scappa: accetta questa fida compagna che gli cammina accanto, abile a schivarne i colpi: catapultato nel bel mezzo del teatro africano del secondo conflitto mondiale, si sistemerà nelle retrovie, guardando quella scomoda presenza di sbieco, per niente affascinato dai suoi modi ma nemmeno terrorizzato. Bruno non è neppure uno scrittore, tanto che certe volte si chiede che senso abbia scrivere. Eppure alla scrittura cede, intuendo che solo dal dialogo che intesse con i familiari può ricavare forza, lucidità e speranza. Bruno Trampuz è di Trieste ed è sloveno. Detenuto e internato dal regime di Mussolini, è spedito in Africa a combattere proprio per il duce; prigioniero dagli inglesi, passa nell'esercito regio jugoslavo e poi nei partigiani al comando della Raf; dopo aver girovagato attraverso Egitto, Palestina e Dalmazia, torna finalmente a casa. I continui cambi di appartenenza, l'identità rinegoziata a seconda degli interlocutori non nascono solo da uno scaltro calcolo di costi e vantaggi; ogni volta Bruno spera di concretizzare il suo ideale: dare dignità e diritti a un popolo da tempo discriminato come quello sloveno. Un ideale puro, indefinito dal punto di vista politico e per questo intraducibile nella realtà: ideologie e interessi di parte inquineranno tutti gli schieramenti a cui Bruno si rivolgerà, ricavandone solo delusioni e amarezze.