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Più di 50.000 persone scesero in strada il 29 novembre del 1999 a Seattle, per manifestare in occasione della conferenza dell'Organizzazione mondiale del commercio. Ambientalisti, comunità indigene, associazioni di base, lavoratori, studenti e disoccupati: nasceva quello che passerà alla storia come "Il popolo di Seattle", un movimento che non si opponeva solo alla globalizzazione liberista ma si nutriva di alternativa e intonava "Un altro mondo è possibile". A vent'anni dalle giornate del G8 di Genova, che ne è di quel pensiero altermondista, ecologista, già capace di vedere il nesso stretto tra giustizia ambientale e giustizia sociale? Questo libro vuole essere un tentativo di riaprire un'agenda: se gli anni Duemila sono stati fin qui caratterizzati da una pluralità di analisi incapaci però di esprimere progetto, serve ora tornare a scommettere sulla possibilità di cambiamento non solo giusto, ma necessario.