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Nella seconda metà degli anni Cinquanta, la passione per il teatro di Roland Barthes si trasforma in un impegno critico continuativo e militante. Nel percorso del semiologo si tratta di una fase fondamentale e ancora poco conosciuta in Italia, che coincide con la partecipazione alla rivista "Théàtre populaire" e con la scoperta del teatro epico di Bertolt Brecht. Gli articoli contenuti in questo libro, scritti per diversi periodici tra il 1955 e il 1958, rappresentano il cuore della riflessione di Barthes sulla poetica brechtiana e hanno contribuito in maniera decisiva alla sua affermazione in Francia. Il bersaglio polemico è il teatro borghese - la sua estetica, il suo pubblico, le sue istituzioni -, contrapposto a un teatro davvero popolare, che sappia divertire mentre risveglia il senso critico dello spettatore: un ideale che sembrava realizzarsi nella rivoluzione della messa in scena praticata dal Berliner Ensemble. Lo stile vivace e l'entusiasmo a tratti aggressivo di questi testi ci mostrano un Roland Barthes inconsueto, intento ad affilare il suo metodo critico, mediando tra l'insofferenza per l'ideologia e l'impegno politico diretto.