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Circa cinquanta anni fa una ragazza inglese, Jane Goodall, arrivò sulle rive del lago Tanganica con l'incarico di studiare il comportamento degli scimpanzé che vivevano in libertà. Un'impresa difficile e nei primi tre mesi riuscì soltanto a intravederli. Per un altro anno - sola, spesso malata o in pericolo - perlustrò l'interno della foresta, seguendo gli scimpanzé nei loro continui spostamenti. Solo più tardi questi cessarono di diffidare dell'intrusa e si abituarono alla sua presenza fino ad accettarla come una di loro. Fu una vittoria importante che permise alla giovane ricercatrice di studiare da vicino e di annotare, giorno per giorno, le abitudini e gli umori di David Greybeard, di McGregor, della matriarcale Flo e di tanti altri sorprendenti personaggi della foresta. Questo libro, accolto come uno dei testi più importanti sul comportamento degli animali, è il frutto di quella avventura. Se i riconoscimenti unanimi del mondo accademico ne hanno messo in rilievo l'alto valore scientifico, i risultati di queste ricerche hanno anche un altro, diverso e non meno evidente risvolto: la vita familiare, le gerarchie sociali, il comportamento sessuale, la cura dei piccoli e l'atteggiamento verso gli anziani costituiscono, negli scimpanzé, aspetti che si prestano a un confronto con la condizione umana.