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Quelli che vengono narrati sono fatti di cronaca realmente accaduti, attinti dai fascicoli processuali conservati presso l'Archivio di Stato di Cosenza. Il periodo storico in cui si inquadrano è il 1845, un anno dopo l'eccidio dei fratelli Bandiera che uno dei testimoni indica come "gli Italiani". La trama del racconto è costruita interamente sulle testimonianze dei tanti personaggi che in un modo o nell'altro vi furono coinvolti e dalle quali emergono alcuni aspetti della società del tempo, povera, violenta ed arretrata, composta in maggioranza da braccianti in perenne attesa di un lavoro e contadini senza terra da coltivare, poveri diavoli dai vestiti laceri e rivoltati che, trovando nel vino e nel fumo delle loro pipe l'unica consolazione alla loro vita grama e disperata, erano sempre più tentati dalla prospettiva di darsi a scorrer la campagna andando a ingrossare le fila dei briganti, di cui erano affollate non solo le montagne ma anche le carceri. Le indagini, partite da Domanico, interessarono molti altri centri della provincia (Carolei, Dipignano, Mendicino, Cosenza, Lago, Marano Marchesato, Rende, Celico, Zumpano, Spezzano Grande, Spezzano Piccolo, Pedace, Serrapedace, Pietrafitta, Aprigliano, Trenta, Casole, Aiello, Serra d'Aiello, Cellara, Figline, Mongrassano, Cerzeto) estendendosi fino a Nicastro e oltrepassando poi anche i confini regionali.