Tab Article
Nei decenni tra Ottocento e Novecento, le conseguenze di una drammatica inondazione spezzarono irrimediabilmente il legame vitale tra l'organismo urbano della città di Verona e i corsi d'acqua (non solo l'Adige) che dal medioevo ne alimentavano commerci, manifatture, vita; e la prima guerra mondiale liberò la città dalle servitù militari e da quella stigmata di 'città fortezza' che l'aveva a lungo segnata. Rispetto al medioevo, questa congiuntura di intensa trasformazione aggiunse i suoi effetti a quelli prodotti dall'età moderna (coi tanti palazzi patrizi costruiti e ricostruiti sui medesimi sedimi delle torri medievali, con la trasformazione e riqualificazione di spazi importanti come piazza Bra). Anche per Verona, dunque, rileggere e riproporre i connotati della città medievale significa in parte effettuare una 'ricostruzione' ideale - per tacere, ancora, della necessità di contestualizzare e decodificare il medievalismo otto-novecentesco. In effetti per mille anni, dall'età di Teoderico al Rinascimento, la città - oltre che, beninteso, espandersi territorialmente in modo cospicuo sino a comprendere chiese e borghi suburbani, come nel caso del monastero di S. Zeno - aveva insistito sullo stesso spazio della città romana (perfettamente riconoscibile nell'impianto topografico oltre che in alcune formidabili evidenze, come l'Arena e alcune porte monumentali). In molti luoghi dunque il medioevo è nascosto e sotterraneo; ma in altri, e specialmente nelle chiese romaniche e gotiche, e nelle testimonianza pittoriche e plastiche in esse o presso di esse conservate, è conclamato ed evidente.