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Quella di De Cesaris è una scrittura che si nutre di cose. Degli elementi del paesaggio, degli utensili dell'uomo, delle strutture abitative. Un realismo dai toni tenui, in perfetta corrispondenza con la personalità discreta e pacata dell'autore-protagonista, di cui si ha riscontro nella resa sfumata del carattere dei personaggi che animano la vicenda autobiografica: personaggi raffigurati con cauta e bonaria oggettività, nella consapevolezza che il tempo «arrotonda gli angoli e smussa i bordi taglienti, anche quelli che ci hanno una volta graffiato e fatto del male» Come suggerisce il titolo, il libro procede per "puntate" (quelle riassunte nei settimanali sfogliati anni addietro), per squarci aperti su un percorso di vita compiuto, ma esse stesse incompiute, senza una trama vera e propria: la loro sostanza risiede nel recupero di un evento, di un dialogo, di un volto ritenuti carichi di senso a un livello non solo personale, ma anche universale.