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"Vorrei entrare per un momento nel laboratorio poetico di Giorgio Filippi, nella progettazione editoriale da cui viene questo suo nuovo libro di poesia 'Elianto. Poesie del girasole' che è il sesto di una 'serie' tutta riconoscibile come la sua e la riconoscibilità è una dote importante della poesia. Perché il titolo 'Elianto'? Elianto è la versione dotta di girasole, e allora ho pensato che il girasole gira sì la sua testa, ma non verso il sole (come si pensa), ma dalla parte opposta, verso l'ombra. E così è Giorgio, e la sua poesia: che non è, per fortuna, 'solare', e chiama sempre in causa (anche qui) la luna, piuttosto. Sempre perdutamente volti, lui e la sua poesia, a questo corpo di donna in ombra, ai suoi riccioli, alla sua bocca, alla fonte del desiderio, come il Marte lucreziano alla sua Venere: ma non mitizziamo, Giorgio, più schiettamente, dice come un caprone (e così, in fondo, era anche il dio Marte, con tutta la sua prosopopea). Non ha troppi pudori, per fortuna: non deve nascondere nulla. E non è che la poesia - per il fatto di essere poesia - nobiliti questa materia desiderante impudica: no, è il contrario, è il desiderio che fa grande il linguaggio poetico."