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In un contesto di colori sgargianti, di elaborate forme barocche, di profumi agresti, di parati festosi e cortei della Settimana Santa, fra Presepi di muschio e di cartapesta povera, abbiamo voluto innestare il nostro discorso semplice, se volete anche primitivo, impostato sulla cucina tipica, nostrana, povera, che abbiamo imparato dalle nostre nonne, dalle nostre madri, dalle nostre sorelle maggiori, discorso che tocca la nostra cultura semplice, ma vera e profonda, la quale si è sviluppata intorno al braciere, in inverno, e in giardino, d'estate. Il nostro discorso ha quasi voluto essere un conversare, un narrare, un raccontare libera-mente ciò che da sempre abbiamo appreso in casa, in cucina, in sala da pranzo, senza etichette rigide e imposizioni di ruoli e di apprendimento. Questo apprendimento-insegnamento si è naturalmente e gradualmente ampliato, sviluppato, organizzato, ma in maniera semplice e genuina, talvolta anche ingenua, e sempre schietta e naturale, convinte della nostra franchezza che è spesso ingenuità, e innamorate delle nostre radici, delle nostre origini, della nostra storia.