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Ambientato nell'arco temporale che va dagli albori del miracolo economico a quelli degli anni di piombo, il romanzo racconta i mali del Sud irrisolti: dalla riforma agraria e dalla Cassa per il Mezzogiorno, l'alienazione operaia nelle fabbriche del Nord neocapitalista e le distorsioni ideologiche e violente del Sessantotto. Il racconto parte con l'incanto della nevicata del 1956 e va dritto al cuore dei problemi di Trinitapoli, il paese di nascita dell'autore, inteso come metafora dell'intero Meridione, popolato da contadini con poca terra e da braccianti con poco lavoro. La guerra tra poveri è osservata con gli occhi di Michele e del padre Stefano: il ragazzo si chiede con l'innocenza della sua età perché i braccianti, che già muoiono di fame, vengano malmenati. Più tardi Michele comincia pure a capire che le cose non vanno bene nemmeno ai migranti fuggiti al Nord.