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Quando la chiave nella serratura della sua casa ai Campi Elisi girò, Luca Viviani chiuse gli occhi e la immaginò com'era. Voci, risate, canzoni di bambini felici. Enrico, Maria e lui. E i rimproveri della madre Agata, i litigi, le fughe sotto gli alberi di Piazza Carlo Alberto. Lo scrittore piangeva come un bambino che si è fatto male e si tiene la testa fra le mani. Come chi si vergogna di non essere forte. Ora accanto a lui aveva Neve, il suo cane che sembrò capire pensieri e ricordi. Viviani, il "custode" del mistero di Cagliostro, accese il computer e vide la foto di Walter De Winter. Il nemico. Il capo dell'organizzazione criminale "codice dell'ombra". Qualche altro membro della setta occultista avrebbe tentato di ucciderlo per impadronirsi dei manufatti del '700? Viviani fissò Neve, cercando una risposta. Il suo amico abbaiò nella speranza che capisse. Lo strinse a sé, baciandolo. Domani forse avrebbe scoperto un potere misterioso. La pioggia contro i vetri della finestra cominciava a battere forte, quasi fosse la musica di uno strumento musicale. Un violino perduto che forse avrebbe suonato di nuovo.