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Il carcere speciale ha un compito primario: annichilire l'istinto di ribellione, la capacità di sognare, congelare la comunicazione, frantumare lo spirito. Privare i sensi della possibilità di trasmettere e ricevere emozioni, affetti, speranze. Per resistere a tutto questo si sviluppano difese che rischiano di trasformarsi in corazze d'insensibilità. A qualcuno è accaduto. Altri hanno trovato nello scrivere la forza per trattenere quella stessa sensibilità che li aveva portati a ribellarsi e che non era fatta soltanto di rabbia, ma soprattutto di amore. È il caso di Sante Notarnicola. Le sue poesie conservano la memoria di bisogni rimandati, non spenti. Non si tratta di ricordare con rimpianto, ma di conservare la propria storia per non permettere che altri ne rendano incomprensibile il presente. Combattere quel "silenzio frastornante" che accompagna l'oblio, quello imposto da chi vorrebbe che nulla cambi facendo finta che sia diverso. E Sante, grazie alle sue poesie e a questo libro, ci è riuscito. Introduzione di Pino Cacucci.