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Dall'introduzione di Benedetto Ferrara: «Se la Mano de Dios di Diego Armando Maradona resta un simbolo rivoluzionario, scrivere delle sbronze di George Best o della tragica fine di quell'eroe quasi Rock chiamato Luigi Meroni, coincide con una visione fantastica, cioè quella di un mondo dove tutto era possibile, e anche là dove il pallone luccicava raramente trovavi sempre qualcuno pronto a sorprenderti: come il "comunista" Paolo Solier o l'anarchico Dino Pagliari. E non è una questione politica, semmai lo stile di stagioni meravigliosamente folli, almeno per l'oggi, quello che ha fame di miti che ci indichino la strada per trovare qualche lampo di umanità e di poesia. Inutile chiedersi chi sarebbero oggi Garrincha, Sivori, Meroni, Best e Varela. Meglio tornare a farli correre insieme sull'erba della loro storia e lungo quell'orizzonte fantastico di cui non possiamo fare a meno per provare a fare la nostra piccola rivoluzione». Un libro sulla bellezza del calcio, sulle vite che ci sono dietro, sul romanticismo di una passione che ci coinvolge tutti ma che oggi spesso dimentica la ricchezza e l'incommensurabilità del genio.