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«The Panthers» sono un gruppo di scienziati politici ex militanti della Pantera, l'ultimo movimento studentesco organizzato che occupò quasi tutte le università italiane nel 1990. Riuniti dopo ventotto anni in una chat di whatsapp, si sono accorti con loro grandissima sorpresa che nonostante gli anni trascorsi, i figli, i lavori precari o le fulgide carriere di alcuni (pochi), nessuno di loro si è trasformato in un seguace di Grillo e Di Maio né tantomeno di Salvini o Berlusconi, e che le cose in cui credevano e per cui avevano lottato da ragazzi rimangono ancora in cima ai loro pensieri. E anche che per tutti loro la politica, proprio come allora, resta la cosa che deve o dovrebbe guidare ogni agire collettivo. Divisi e spesso lontanissimi nelle loro opinioni, esattamente come ogni sinistra che si rispetti, resi in parte più cinici dalle loro esistenze, ma sempre pronti a divertirsi e soprattutto a lottare per la libertà e la giustizia del mondo, hanno deciso, in nome di un codice minimo di valori completamente condiviso, di tentare questo esperimento di scrittura collettiva per spiegare agli italiani soprattutto di sinistra, frastornati dal disastro che ci circonda, il modo subdolo in cui il populismo e il sovranismo stanno devastando il nostro Paese e come invece si debba rivendicare un programma minimo di convivenza civile, di buon senso, di rispetto delle regole, di normale umanità. Ne è venuto fuori una via di mezzo tra uno schiaffo e una carezza, un pamphlet che è anche un manifesto di intenti, ma soprattutto una traccia di riferimento per chi vorrà riprendere in mano l'opposizione alle destre che ci governano e proporre un'Italia diversa da quella che precipita ogni giorno di più nel baratro dei proclami, delle promesse, delle minacce, del ringhio e della rabbia affidate ai social e veicolate dai troll.