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Scritto nel 1871, ultima opera importante dello scrittore russo, "Acque di primavera" è una riflessione complessa sulla memoria e la morte, una storia costruita sulla desolazione e sulla consapevolezza che il passato, qualunque esso sia, non può tornare se non sotto forma di nostalgia, nella quale l'autobiografia dell'autore si intreccia con le sorti dell'essere umano in generale: perché Sanin, il protagonista del romanzo, con la sua apparente irrazionalità, in un modo o nell'altro siamo noi, tutti noi. La vita che ci scorre davanti agli occhi è intrisa di un pessimismo irreversibile in cui si scontrano contadini e nobili, paesani e intellettuali, riportandoci alla mente la riflessione filosofica sul nichilismo e sul ruolo della volontà individuale.