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Franz Stangl, nato in Austria nel 1908, ottimo poliziotto, arruolato nella Gestapo dopo l'Anschluss, l'annessione dell'Austria al Terzo Reich di Adolf Hitler, capace di fare una rapidissima carriera che lo porta a diventare prima sovrintendente e poi luogotenente del programma di sterminio T4, e infine comandante dei campi di Sobibor e Treblinka. La sua ultima promozione. Poi la disfatta, la fuga in Italia, i documenti e un'identità falsa, una seconda fuga in Brasile, ventidue anni di anonimato fino all'arresto nel 1967, e poi l'estradizione in Germania, il processo, la condanna all'ergastolo. Poco prima di morire rilascia una lunga intervista, che si conclude con una frase strana: "Per la prima volta oggi ho detto tutto, e adesso non ho più nessuna speranza". Speranza di cosa? Di un perdono? Di una dignità ancora possibile? Di dare agli altri una chiave per capire l'inaccettabile di ciò che è stato? Dominique Sigaud, giornalista e scrittrice con all'attivo già una ventina tra saggi, romanzi, reportage, coglie in quel dubbio finale qualcosa di completamente diverso da quanto è stato detto, negli anni, dai tanti altri assassini nazisti. E allora decide di cercare di capire, e si mette sulle tracce di quest'uomo, ricostruendone tutto il percorso, la coerenza e la metodicità di un umile funzionario della follia, fino all'abisso.