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Dove mai potrebbe essere ambientata una fiaba in cui l'eroina è tutto fuorché senza macchia e senza paura, se non nel non-luogo e non-tempo possibile del realismo surreale? Loribeth è una giovane irresoluta, e che vive come sospesa da quando il padre è fuggito di casa, abbandonandola. Ma un giorno sarà costretta ad assumersi le sue responsabilità e a mettersi in viaggio, portando con sé solo una valigia; dentro, la conseguenza e la prova, decisamente ingombrante, di un suo gesto tanto incongruo quanto scellerato. In quella che è stata definita una «virtuosa storia dell'evoluzione», con sconvolgente disinvoltura Michelle Steinbeck ci catapulta sin dalla prima parola del suo romanzo d'esordio in un delirio onirico il cui incantesimo ci ammalia fino a farci credere l'impossibile possibile. L'umorismo al tempo stesso macabro e soave dell'autrice, unito a una ferrea gestione del ritmo narrativo, rendono il suo esordio uno shock percettivo che vorremmo durasse in eterno. "Mio padre era un uomo sulla terra e in acqua una balena" è un romanzo in cui sprazzi di Hieronymous Bosch, Jan Svankmajer e Tim Burton fanno capolino in un'ambientazione figlia di "Alice nel paese delle meraviglie" e del "Mago di Oz".