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Tre settimane in gruppo e in fuga, a cronometro e in volata, dal primo all'ultimo. Il Giro d'Italia è festa e circo, è vita e sfida, è avventura e scoperta. Alfredo Martini racconta e commenta l'edizione del 2014, quella partita da Belfast e arrivata a Trieste, quella che ha scalato lo Stelvio, che ha ritrovato il Monte Grappa e che si è arrampicata sullo Zoncolan, quella vinta da Nairo Quintana e illuminata da Fabio Aru. Giorno per giorno, tra emozioni e ricordi, tutta la ciclofilosofia del C.T. più amato. "Se il ciclismo è la mia vita, il Giro d'Italia ne è l'eterna primavera, ne è tutti i mesi di maggio, ne è il viaggio e la transumanza". "Ho fatto un sogno. Salivo in macchina e andavo a trovare i corridori feriti. In un ospedale. I corridori stavano bene, avevano chiesto il permesso di ripresentarsi alla partenza, e lo avevano ottenuto. Tutti pronti, al posto, via". "La cronometro è la solitudine del ciclismo, e per questo è detta anche la prova della verità". "La fuga è un'avventura: bisogna crederci e non solo sperarci, ci vuole complicità e non solo egoismo, ci vuole follia e non solo coraggio."