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Quella della Sindone e dei Savoia è la storia di due destini intrecciati. La stirpe ducale, giunta in possesso della reliquia nel 1453, la custodì dapprima nel castello di Chambéry, poi, dopo diversi spostamenti, nel 1578 la trasferì definitivamente a Torino, dove divenne protagonista indiscussa della religiosità di corte. Celebrata per secoli come segno della protezione celeste sul casato, la Sindone fu un'inesauribile fonte di legittimazione, consenso e prestigio. Le ostensioni, spesso celebrate per enfatizzare i grandi eventi dinastici, furono le cerimonie che più contribuirono a consolidare il vincolo fra la stirpe regnante e questo oggetto di devozione, venerato con eguale intensità dai principi e dai loro sudditi. Divenuti re nel corso del Settecento, i Savoia accompagnarono anche la loro ascesa al trono d'Italia continuando a vedere (e a far vedere) nella Sindone il simbolo del loro ruolo nella storia. Quando, nel 1946, quel ruolo si esaurì, vennero meno anche le ragioni profonde del secolare connubio fra la dinastia e il suo più prezioso tesoro, che nel 1983 fu lasciato in eredità alla Santa Sede.