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Gli uomini, tutti gli uomini, consegnano al tempo e ai posteri un ricordo di sé. Alcuni lasciano eredità ed eredi. Solo i grandi lasciano segni. Guglielmo Memo Geremia appartiene a questa categoria. Perché ciò che ha lasciato nelle generazioni che, grazie a lui, hanno imparato ad affrontare la vita, è stato, ed è: impronta morale, traccia profonda e distintamente definita, di principi condivisi e di convinzioni incrollabili. Un'operazione condotta a buon fine usando il gioco del rugby non come metafora sbiadita, stanca o forzata della vita (Memo non fu mai così banale), ma come strumento di ricerca e di promozione dell'uomo. Il tutto in anni spesso trafelati e convulsi, trascorsi a fare cose e a vedere il futuro, qualche volta a sognarlo. Questo, non altro, ha fissato in queste pagine l'autore, confezionando una sorta di atipica biografia fatta di immagini e di situazioni emblematiche che perfettamente riproducono e tratteggiano il profilo del personaggio. Il tutto nel segno dell'indiscussa unicità di un padovano veramente grande e delle cose in cui credeva. Il segno di Memo, appunto.