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Non può esserci spiegazione valida che interpreti il sottile, onnipresente anelito dell'umano all'autodistruzione. L'uomo crea solo per distruggere, anche quando camuffa la parola con quell'ansia di cambiamento, ricostruzione, svecchiamento, che tanti proseliti e teorici ha ormai conquistato in ogni angolo del pianeta. "Le città cadute" è il romanzo che più di tutti trasporta sul piano fantastico e immaginifico un filone apocalittico fonte di tante celebri produzioni cinematografiche. Ovviamente, l'approccio mantiene l'originalità e la perizia che un autore "visionario", al pari del suo narratore, è in grado di infondervi. Le cronache seguono i diari di Flavio Damiani, condannato suo malgrado a essere portatore del messaggio di disfacimento della civiltà urbana in ognuna delle metropoli in cui, in un giro del mondo durato venti mesi, è costretto a recarsi dalla furia indomabile dei Creatori.