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"Ognuno ha le sue declinazioni, e io non mi sento migliore di altri solo perché viaggio con mia figlia. Avessi trovato il nostro mondo stando a casa a fare acquerelli, sarebbe andato bene uguale. E magari avrei anche risparmiato due lire. Però vorrei far vedere a tutti i genitori ai quali mette ansia anche il solo pensiero di fare cinquanta chilometri in macchina che viaggiare con i figli è possibile, anzi è facile, e prendendo i giusti accorgimenti pure divertente. La separazione ha stravolto il tempo che avevo a disposizione per stare con mia figlia; nel giro di un attimo sono passato da una normale dinamica di vita a tre a una condizione in cui un giorno è come se non avessi nessuno, e il giorno dopo sono padre, madre, zia, amico, confidente e gatto insieme: il tutto, solitamente, a weekend alterni. Da quel momento in poi, al tempo passato con mia figlia non ho più potuto accostare la parola 'quantità'. Così ho capito che esisteva un solo modo per compensare quella carenza, che da lì in poi avrebbe condizionato la nostra vita insieme: accostare la parola 'qualità'. Non vedo mia figlia per quello che sembra, ma per quello che è, ovvero una donna. La differenza fra la persona che è oggi e quella che sarà domani dipenderà dall'esperienza accumulata. Viaggio con lei per vivere momenti, non per collezionare fotografie. Il tempo che abbiamo a disposizione è troppo poco, quindi, se voglio aiutarla a costruire la donna che sarà, non posso limitarmi a 'passarlo'. Lo devo vivere insieme a lei. Il viaggio dunque non è il fine, ma il mezzo. È contemporaneamente il laboratorio in cui ho deciso di costruire il nostro rapporto e il palcoscenico sul quale ho deciso di metterlo in atto. Basta ricordarsi che, come per tutte le cose, la parte più difficile è iniziare. E che se vi ritrovate a viaggiare con una bambina di tre anni, una volta che avrete capito in quale bagno andare quando vi fermate all'autogrill, il resto sarà tutto in discesa." (L'autore)