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Dopo averci raccontato nello "Spazio della libertà" il viaggio nel tempo dell'idea fondante del calcio moderno, Fabrizio Tanzilli ci guida ora nell'esplorazione della turbolenta e affascinante realtà calcistica dei Balcani, sviscerando la vera anima del football figlio di una regione che da sempre vive nella complessità, e spesso ne rimane vittima. Il calcio slavo, soprattutto dal dopoguerra in poi, è questo: un movimento che combatte cor eleganza e in punta di fioretto, esprimendo un estro geniale e inimitabile, ma è sempre costretto a scontrarsi con un destino drammatico. Un percorso sinusoidale che va dalle prime brillanti prove della Nazionale slava negli anni Cinquanta all'età dell'oro del decennio successivo, passa dalla talentuosa generazione balcanica che porta in cielo la Stella Rossa di Belgrado nel 1991 e culmina tragicamente nella disgregazione della Jugoslavia, che coincide con il beffardo Campionato Europeo del 1992. Ecco a voi quindi, i brasiliani d'Europa: romantiche e fantasiose vittime del tempo, sempre pronti a concepire e produrre gioco nella loro inebriante maniera, per soccombere poi agli umori del fato, a un passo dal paradiso.