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Muhammad Ali, nato Cassius Clay, non è stato soltanto uno dei pugili più forti della storia della boxe, ma anche, per giudizio unanime, uno dei protagonisti della storia dello sport più riconoscibili, in grado di incidere in profondità come pochissimi altri nella cultura e nella società del suo tempo. La sua è la vicenda umana di un ragazzino nero cresciuto nell'America razzista del secondo dopoguerra che si inventa campione di boxe, affinando le grandi risorse fisiche naturali e aggiungendoci l'invenzione di un personaggio vero e proprio, esuberante, sopra le righe, capace di provocare l'antipatia se non l'odio in chi lo vede e lo ascolta. Specie dopo che la conversione all'Islam, l'adesione alla setta dei "Musulmani Neri" e l'amicizia fraterna - poi tradita - con Malcolm X avranno segnato una svolta definitiva nella sua vita: da quel momento la sua carriera sul ring è stata inscindibilmente legata alla lotta per i diritti dei neri, anzi ne è divenuta lo strumento per eccellenza. Questo libro non racconta solo la lunga storia dei suoi incontri, delle sue incredibili e talvolta discusse vittorie, delle vicissitudini cercate e subite - come il suo tornare a essere campione del mondo dopo un'ingiusta e prolungata squalifica per aver detto "no" all'esercito americano e all'assurda guerra del Vietnam - ma anche la ricerca, quasi ossessiva, di quel percorso che fu la sua personale "rivoluzione", di quella leggenda, sportiva e non, che gli aleggia incontro.