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«Mia madre non ha più ricordi», questo è il motivo che spinge Donatella a ripercorrere un passato ormai privo di consistenza e tenere vivo un presente che resta silenzioso. "La nebbia quando sale" è il tentativo di una figlia di porre rimedio alla progressiva degenerazione della malattia mentale della madre. In queste pagine, a metà tra il diario e l'epistola, si dispiega un grande dolore alternato a momenti di leggerezza, a ricordi teneri e malinconici. Donatella Schisa, con uno stile frammentario e delicato, racconta la perdita di una madre, che non sa più come amarla o proteggerla e conserva delle storie «nell'attesa irragionevole di un miracolo».
Ho conosciuto Donatella Schisa da poco; da subito, però, ne ho percepito la delicatezza, la preparazione, l'attenzione per le persone. Nel leggere "La nebbia quando sale" ho avuto conferma delle mie impressioni e ho accolto, con gratitudine, il dono che l'autrice faceva di sé, nel racconto di una storia delicata, bella e dolorosa. La nebbia che sale è quella foschia densa che porta la mente della persona che ci è più cara, una madre, a dimenticare, gradualmente, tutto: i ricordi, gli altri e se stessa. Dentro quella nebbia si muove Donatella, per fissare con la scrittura pezzi di vita della sua famiglia e renderli indelebili, attraverso un racconto mai sdolcinato, anzi... lei non teme di dire quanto certe rigidità l'abbiano ferita, ma anche quanto abbiano contribuito a costruire le scelte della donna che è oggi. La nebbia quanto sale è una storia che sa tenere legati il dolore e la felicità, come solo un racconto sincero di una vita vera sa fare.