Tab Article
Nel solco di un papato dai propositi decisamente innovatori penso ad un futuro papa, il più coraggioso e rivoluzionario, che restituisca un giorno a Gesù - prigioniero e vittima della sua religione - tutta intera la sua umanità: quella che gli spetta come figlio - anche Lui - di quell'Adamo che alle lusinghe di vita eterna di un dio preferì il travaglio e la precarietà dell'esistenza. Un papa che, rendendo merito a Gesù per quello che quest'uomo - generoso e giusto, fascinoso e tragico - ha fatto e ha patito, al tempo stesso suggelli la perenne validità del suo insegnamento estremo: il perdono e l'amore. Da quel giorno il nome di Gesù sarà quello di un maestro dell'umanità, rispettato e non più bestemmiato. Nessuno e nessuna gerarchia potrà farsene scudo per sopravvivere, prosperare, ricavarne potere. Ed il suo nome sarà nel mondo un crocevia che unisce anziché il muro che divide. Quel papa sarà certamente l'ultimo, ma anche quello che dopo millenni ha reso a Lui giustizia. E a noi la verità.