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Salvo rare eccezioni, la vicenda dell'architettura sacra in Italia ha messo in evidenza una diffusa frenesia degli architetti di affermare una personale interpretazione del tema, attraverso stravaganti soluzioni generate, talvolta, da confuse rielaborazioni delle forme liturgiche, condizione che rende "impossibile distinguere visualmente tra un cinema e una chiesa". Zermani, viceversa, lavora ai propri progetti con la consapevolezza che l'architettura sacra deve essere interpretata come il frutto di un cantiere ininterrotto ove si richiede la consapevolezza di un orizzonte temporaneo, ma non occasionale, di uno scenario frammentato e incerto, che tuttavia non giustifica licenze. "Il principio di fondo dei miei progetti - scrive Zermani - rimane, come da sempre è stato per gli architetti della cristianità occidentale, quello di rivelare, nell'edificio, la croce. La manifestazione della croce, gradualmente acquisita come elemento tipologico, è la cruna entro cui lo spazio sacro continua ad avverarsi".