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Una fabula tirata da Seneca e ridotta a potersi recitare giusta lo stile moderno: è la duplice storia di un manoscritto per la scena e di una ingegnosa écriture che rinnovano il mito millenario di Fedra e Ippolito. Mito e teatro. Nella ricezione secentesca, per la regia di Emanuele Tesauro, il corpo pagano si fa cristiano, mentre giungono a nuova definizione lo statuto dell'eroe tragico e l'idea di catarsi, in un labirinto scientemente dimidiato tra la retorica mistificatoria e il silenzio, la menzogna e l'innocenza, la simulazione e il sacrificio di sé, la vendetta e la necessità del perdono. Una prova teatrale con un epilogo inatteso.