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«C'è un costante chiaro scuro, una certa penombra, che velatamente incombe, come un manto o una lieve caligine, un ideale cielo, sull'intera opera e i suoi tratteggi. Le figure umane sono sagome allungate, il tempo dilata o segue altri sincronismi, parrebbe del cuore, ma certamente diverge dal contingente. Eppure tutto sembra fatto della stessa sembianza della luce, anche i suoi oscuramenti sono dei sentori, delle avvisaglie e vi presentono un lampo, un primo bagliore, un annuncio di umanità, una sua chiarità e alba d'esistere. In questa trepidante attesa, prima che venga il giorno, vi è una profonda ferita che s'apre nel buio e al contempo nell'animo, senza nessun testimone se non solamente il mondo e i suoi compatimenti, l'essere che in noi si fa vieppiù sostanza, ci compie.» (Mattia Leombruno, Presidente Fondazione Mario Luzi)