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Una raccolta di testi di formidabile cogenza nella genesi formale e nel gelido narrare, giocata com'è su un'altrettanto formidabile contraddizione poetica, costruita con un linguaggio che azzera l'io e la scrittura per dar vita a poesie da brividi. Perché le Esecuzioni non si riferiscono ad attività umane come il fare musica, portare a termine un compito ecc., ma all'infliggere la morte in tempo di guerra. Nava si mette a spulciare le sentenze a morte emesse durante la Grande Guerra contro i poveri cristi analfabeti deportati dalle campagne a fare una guerra che non gli appartiene e che non capiscono. La sfilza di fucilati al petto o alla schiena con disonore, ma senza difesa alcuna, è raccontata con le parole delle sentenze, e relative motivazioni che segnalano un gap comunicativo insanabile. Neanche una parola o una stringa è estranea ai registri delle sentenze, mentre la lettera di un condannato a morte alla moglie sembra voglia sciogliere il groppo emotivo e aprire in soggettiva un varco al dolore. Una scrittura che manca di qualunque segno grafico, insistendo sugli enjambement. Per chi milita contro le guerre e per chi sta imparando a militare.