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Che rapporto c'è tra scena e scrittura in Enzo Moscato, artista a tutto tondo? Figure con l'originalità come la sua latitano ormai da decenni, anche in Europa e in Italia, anche a Napoli. Nella scelta dei maestri Moscato ha eletto a ciò Antonin Artaud dall'"acceso, caotico sangue", incrociando cultura francese e cultura napoletana nella città crocevia di popoli e di geniali mescolanze di civiltà. E così nasce Carnaccia che, traduce il riferimento a un testo artoriano (Position de la chair) citato da Jaques Derrida ne La scrittura e la differenza. Di Artaud, Moscato insegue le tracce come bisogno di uscire dall'inferno napoletano, che pure ama, e sfociando in qualcosa che è molto simile alla poesia. La lingua incrocia spezzoni narrativi, picchi espressivi e respiro vocale alla maniera di Moscato. Un grande sfoggio di varianti e di lingue, di parole ritmi e vocalità, che risuonano come avrebbero potuto risuonare nel gran barocco. Così Moscato paga il suo tributo alla tradizione napoletana che reinventa in un testo impegnativo. Così pure la postfazione di Gabriele Frasca che illumina il testo con una lettura ricca di suggestioni critiche.