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"Ho scritto sul dolore, specie quello inutile, l'ho visto, l'ho frequentato, ne ho tratto motivi di rabbia e ragioni - sì, proprio ragioni - per riconciliarmi con un'idea di solidarietà e di cittadinanza. La mole di letteratura sul significato teologico e storico del dolore può aiutare a elaborare (o ritrovare) un contesto in cui cercare risposte sul significato del soffrire ma non risolve l'evento immanente che colpisce brutalmente l'individuo. Per permettere che la persona malata possa vivere con dignità il proprio destino, senza che il dolore insopportabile annulli i sensi, è necessario che il dolore divenga comunicazione cosicché, uscendo dal silenzio, possa produrre senso: per fare ciò il dolore deve essere alleviato e dominato. (...) L'interruzione o l'affievolirsi della sofferenza dirà che la vita è ancora capace di vincere, di essere se stessa". (Sergio Zavoli)