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Amore, colore, dolore, tre parole simili, tre desinenze uguali per definire e descrivere un'anima tormentata e geniale, un'esistenza luminosa seppure pervasa da lunghi periodi di tenebra. Artemisia Gentileschi, donna e pittora, come amava definirsi, in un secolo, il Seicento, dove questo semplice binomio costituisce già scandalo, narra con tutta l'arte di cui è capace la virtù accecante e l'oscuro dipanarsi della propria esistenza: la fortuna di un talento innato, il dolore dello stupro e della dignità venduta; un matrimonio d'interesse e un amore proibito, la gioia dei figli e il buio angoscioso della loro perdita. La folgorante espressività dei suoi capolavori, capaci di stregare i potenti di mezza Europa e la rovina economica per l'avidità con la quale assapora i piaceri della vita. E gli incontri con i grandi dell'epoca: l'amicizia profonda con Caravaggio e l'intesa intellettuale con Galileo, lo splendore della corte papale e dei Medici a Firenze. Il fulgore di Napoli infine, dove viene considerata al pari di Velázquez e dove può riconciliarsi con Dio, accanto all'uomo che ha amato da sempre. Pagine tratteggiate come una tela, dove è possibile percepire l'intensità e il sapore di un periodo storico contraddittorio, attraverso i suoi colori e i suoi odori, soprattutto grazie all'unico grande elemento in cui Artemisia intinge i suoi pennelli: la Verità.