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Sono poche le parole che, come "fuoco", contengono in sé il significato profondo della distruzione. Una metafora fin troppo reale per descrivere i tristi esiti dell'attuale sistema di produzione e del suo portato di guerre e di devastazioni sociali e ambientali. È contro tutto questo che si avverte più che mai il bisogno di parole capaci di colpire nel segno e di rompere il diffuso silenzio sulle contraddizioni e sui conflitti. Parole in grado di svelare il fuoco che sta divorando le vite di un numero sempre crescente di persone e, a passi da gigante, il mondo stesso. Parole che diano voce alle morti sul lavoro, alle vittime della furia razzista, alla distruzione della natura e della civiltà urbana; voce alla sete, alla fame, alla paura e alla rabbia. Parole con cui recuperare l'altra faccia del fuoco e dare spazio, finalmente, all'incendio delle lotte, alle pratiche di organizzazione e di resistenza; spazio a narrazioni consapevoli che per assaltare il cielo è necessario non avere paura di bruciarsi.