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I classici della letteratura antica, con rappresentazioni iconiche e plastiche del concetto del tempo, ci hanno a più riprese insegnato che nella nostra esistenza, c'è un tempo orizzontale e un tempo verticale. E che i due non coincidono affatto. Il primo è quello misurato dagli orologi che, con il loro ticchettio, scandiscono il trascorrere della nostra vita dall'inizio alla fine. Il secondo è quello dello spazio nel quale noi consentiamo alle cose significative di accadere. In cui amiamo, viviamo, comprendiamo il senso degli eventi. È un tempo magico, quest'ultimo, che si apre all'improvviso dentro di noi e si dilata, accogliendo sensazioni, emozioni e ricordi. Di cui siamo noi a stabilire la durata, finalmente. E che possiamo possedere, evocare, trattenere. A ben riflettere, forse viviamo il tempo orizzontale proprio per distillare quello verticale. Ebbene, il momento delle fiabe raccontate ad un bambino è un prezioso segmento di tempo verticale. E sotto al mantello dorato di una fiaba, si affrontano problemi emozionali e si sciolgono nodi, è naturale identificarsi, affrontare e superare ogni difficoltà, proiettarsi in mille prospettive possibili. Sentirsi fragili e poi forti. E poi liberi.