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"A scuola non si va per imparare un mestiere e nemmeno per specializzarsi in una qualsiasi competenza. Si va per provare ad affrontare, e prima di tutto a vedere, ciò che ancora, grandi, non sappiamo fare: l'esistenza, la sua assurdità, la sua bellezza. Tale incerta e solida utopia condivisa tra allievo e docente ci apre una prospettiva non definita, né sicura, e forse nemmeno del tutto razionale, ma, ciò che conta di più, in qualche modo incantata". Con queste premesse, il presente volume propone un'idea di scuola, che si intreccia con una scuola vissuta come laboratorio in lockdown, nell'atmosfera un po' irreale imposta dalla Didattica a Distanza. Al cuore di questa idea il senso stesso della scuola e la parola, come presenza reale e poetica, come incontro tra studenti e docenti, per ritrovare, attraverso la costruzione dell'immaginazione, del sogno, la parte più autentica e concreta della realtà, per ridare vita a quello che rischiava di essere soltanto un vago ricordo: la relazione educativa in presenza.