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Davvero curiosi i tempi che ci è dato di vivere. La rivoluzione tecnologica legata alla globalizzazione non ha fatto che incrementare una deriva linguistica e culturale in cui l'uso della parola è sì esploso, ma si è anche assottigliato. Sempre più spesso si usano parole ad effetto, e sempre meno interessa la complessa tessitura semantica delle stesse. Da questo fenomeno socialmente dominante, i vari mondi dell'educazione, e l'accademia in particolare, non sono affatto esclusi. Anzi, nel discorso pedagogico contemporaneo bulimie di ogni genere sono subentrate ad afasie neo-positivistiche, riproducendo non raramente nenie o definizioni spurie di parole la cui tradizione e il cui rilievo storico per l'educazione restano solo sfiorati o negletti. Da qui l'autocondanna del discorso pedagogico alla incapacità di comprendere e di incidere sul proprio tempo.