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Questo saggio intende approfondire alcuni aspetti della personalità umana e artistica di Georges Simenon e di Federico Fellini attraverso la particolare prospettiva offerta dal loro incontro e da un rapporto essenzialmente epistolare durato trent'anni. La corrispondenza, non come genere letterario, ma come testimonianza dell'elaborazione di un pensiero che si dice, o che si svela, grazie alle sollecitazioni, alla comprensione, alla complicità dell'altro, getta così squarci di nuova luce sul sostrato umano che è alla base di due delle maggiori opere creative del Novecento. Alcune costanti (talvolta alcune ossessioni) emergono sul filo che lega la dimensione biografica all'urgenza espressiva di un dramma umano universale tramite il linguaggio dell'arte: il confronto/scontro con il "fratello", ossia con il proprio altro per antonomasia; la fascinazione e le inquietudini suscitate dalla donna e dal suo mistero; la sofferta appropriazione delle parti oscure di sé, anche grazie alle sollecitazioni che provengono dalla psicoanalisi junghiana. In forme diverse, altrettanti aspetti dell'alterità che proprio il dialogo con un "altro" d'elezione - Fellini per Simenon, Simenon per Fellini consentono di rivelare.