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Il Novecento ha lasciato in eredità, insieme a tante contraddizioni, anche un patrimonio di teorie e pratiche formative in grado di essere riferimento saldo e colto per la progettazione di esperienze istruttive ed educative. Una istruzione e una educazione che puntano con intenzione, consapevolezza, impegno alla costruzione di forme di cittadinanza attiva e solidaristica. Ed è innanzitutto a questa eredità che il presente lavoro guarda, al fine di comprendere e interpretare i rischi di smantellamento cui è esposta la nostra modellistica educativa, per tanti versi ancora apprezzabile e di alto valore formativo, a fronte della messa a regime di un modello di riforma (quello della Buona Scuola) che sembra aver perduto la memoria di quanto di innovativo la scuola italiana ha prodotto nella seconda metà del Novecento. La scuola italiana va, allora, difesa. Soprattutto quella dei margini e delle periferie, delle "briciole" e della speranza emancipativa che, a partire dal preobbligo e dall'obbligo, ha saputo mostrare in più occasioni e a più livelli il proprio valore.