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23 giugno 1992, un mese dopo la strage di Capaci. Paolo Borsellino in un'intervista disse: "Ricordo la felicità di Falcone quando, in un breve periodo di entusiasmo conseguente i dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, mi disse: "La gente fa il tifo per noi"". Finalmente. Due sere dopo ricordò quando nel 1988 aveva denunciato lo smantellamento del pool antimafia, rischiando conseguenze professionali gravissime: "Dissi: l'opinione pubblica deve sapere. Almeno il pool deve morire davanti a tutti, non in silenzio. L'opinione pubblica fece il miracolo, si mobilitò e costrinse il Csm a rimangiarsi in parte la precedente decisione, tant'è che, pur zoppicante, il pool antimafia fu rimesso in piedi". Proviamo a pensare per un attimo cosa accadrebbe oggi se Falcone e Borsellino fossero ancora vivi. La politica e i poteri forti avrebbero continuato ad accusarli di "fare politica" e "cercare il consenso ad ogni costo". Sono stati uccisi. Questo libro offre un percorso ragionato per capire cosa ha realmente destabilizzato, quasi irrimediabilmente, l'equilibrio tra potere giudiziario e potere politico nel nostro Paese.