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La politica del fascismo duranti gli anni del regime tende a un'acquisizione di consenso "globale", in un periodo storico in cui non è più sufficiente il "pugno di ferro", ma occorrono nuovi strumenti, in grado di strutturare un Paese e una popolazione nuovi, profondamente "rigenerati" da un cambiamento di portata rivoluzionaria. Dalla politica de "la terra ai contadini", che tende a incanalare all'interno del nascente movimento fascista il malcontento dei reduci della Grande Guerra traditi dalla borghesia, alla "bonifica globale" dei territori insalubri, all'attenzione per le madri e le giovani generazioni, all'utilizzo dell'architettura e del cinema in funzione di controllo e di diffusione di stili di vita nuovi, al controllo del territorio esercitato in maniera estensiva da parte dei grandi gerarchi, come Costanzo Ciano a Livorno e Buffarini Guidi a Pisa, alla progettazione di utopie visionarie come la risposta toscana a Hollywood, sorta su un territorio selvaggio e strappato alla malaria, all'uso massiccio di tutti i nuovi mezzi di comunicazione offerti dalla nascente tecnologia moderna, all'uso sacrale del mito del capo: una lotta condotta senza esclusione di colpi.