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Quando i calciatori sono ancora dilettanti e spesso devono pagare di tasca propria il treno per le trasferte; quando solamente la radio (e a volte neppure quella) porta nelle case i risultati delle partite, con cronache spesso arricchite da avvenimenti mai accaduti e da "quasi goal"; quando il calcio è profondamente condizionato dalla situazione politica mondiale e, in particolar modo, dal nazismo. Giocatori e dirigenti deportati nei campi di concentramento, intere Nazionali fatte scomparire, manifestazione sportive cancellate dai tragici avvenimenti di quegli anni. Ma è anche un football spensierato, con centravanti che sfondano le reti con i loro tiri potenti, con artisti del pallone che "suonano il violino" o che "ballano il tango", con portieri insuperabili che giocano con un braccio fratturato o attaccanti che tirano un rigore decisivo tenendo stretti i pantaloncini per non farli cadere. Tante storie narrate da un pallone che ancora rotolava per la gioia di chi ci giocava e per l'ingenuo entusiasmo di chi gremiva gli stadi.